Giorno 1 - 25 aprile
La sveglia oggi è puntata alle 4 del mattino. L'aereo Alitalia per Tunisi decollerà da Linate alle 9. Un'occasione, un'idea geniale: addio al celibato nel deserto. Fuori dai canoni tradizionali.
Siamo una dozzina di scoppiati e l'idea di passare cinque giorni durante il ponte del 25 aprile in Nord Africa ci esalta.
Arriviamo a Tunisi e raggiungiamo il centro città dopo aver fatto i conti con il traffico.
Per come ci siamo organizzati ci passerà a prendere un bus alle 14.30 e quindi abbiamo il tempo di mangiare. Un contatto locale prenota un tavolo al ***** dove, per intenderci, le posate sono d'argento. È un posto molto raffinato e noi siamo di fisso fuori luogo. Me lo fa notare anche uno dei proprietari che senza battere ciglio e con un quintale di serietà nello sguardo mi riprende dicendomi che con gli shorts non si entra...
Spendiamo circa 26 euro a testa per mangiare delle prelibatezze tipiche in un ambiente che ricorda quello dei Riad marocchini. Ma visto che siamo dei barboni facciamo fatica a pagarlo perché la cassa che avevamo raccolto era giusto sufficiente.
Nell'attesa del bus facciamo un giro con il nostro uomo-banana e tra un tè ai pinoli ed uno alla menta arriva l'ora del bus.
Non crediamo ai nostri occhi quando realizziamo che il bus che ci porterà a Douz è uno di quelli da 55 persone. Ed è tutto nostro. Ci svacchiamo per 7 ore e dopo un paio di pause ristoro arriviamo a Douz dove ci accoglie Mohammed. Il super Mohammed.
Ci scorta al suo albergo e in meno che non si dica ci appropriamo di una camera doppia a testa. Camere pulite e con bagno interno a cifre modestissime. Hotel Mars. È da qui che domani partiremo per il tour nel deserto.
Giorno 2 - 26 aprile
Oggi la sveglia alle 7 e dopo la colazione inclusa facciamo i bagagli e li mettiamo nelle jeep. Abbiamo 3 jeep con rispettivi Drivers ed una jeep di assistenza che porta con sé tutto il necessario per la cucina ed il pernottamento nel deserto. Siamo gasatissimi, come potremmo non esserlo?
Partiamo verso sud con i nostri Land Cruiser. Questa prima tappa è stata molto incentrata sulla guida per raggiungere il cuore del Sahara. Passiamo da El Mida dove ci aspetta il nostro primo pranzo nel deserto.
Ci viene servita una freschissima insalata accompagnata da un tocco di frittata. Un pranzo leggero ma meglio così perché nel deserto per via del caldo sarebbe buona abitudine mangiare e bere spesso ma in poche quantità. Visto che le ore di punta sono molto calde ci fermiamo qui per un paio di ore ma di certo non ci siamo annoiati...
Qui infatti che un pozzo di acqua freschissima e teoricamente potabile (teoricamente!). La sorpresa è che al pozzo c'è una famiglia di nomadi del deserto. Nomadi veri, gente che per campare porta con sè greggi di ovini è qualche cammello. C'è il capofamiglia, il figlio più grande e due bambini che si è no avranno avuto tra i 6 e gli 8 anni. Ma questo particolare non lo sanno nemmeno loro perché vivendo al di fuori della società non hanno nemmeno un certificato di nascita. Tutto quello che hanno è lì. Con loro.
Tra una battuta e l'altra chiediamo ai drivers come possano sopravvivere durante le loro migrazioni tra il deserto della Tunisia e quello dell'Algeria... È ci dicono che campano con quello che hanno. Ogni tanto vanno al mercato di qualche città a vendere le bestie o barattare per qualche cosa di necessario.
Beh... Va a finire che compriamo un capretto per 30€ con l'idea di farci un bel barbecue una delle prossime sere. Argomento questo che naturalmente ha suscitato qualche dissentore ma il discorso del "tanto prima o poi qualcuno se la sarebbe mangiata, qui nel deserto o in città" ha avuto la meglio. Un altro argomento di discussione è stato il metodo Hallal con cui viene ammazzata la bestia che effettivamente non è proprio elegante ma qui ore motivi religiosi si fa così... È a preparare il tutto ovviamente se ne occuperebbero gli addetti alla cucina che per loro è all'ordine del giorno e sanno benissimo come trattare il tutto.
Quindi è andata: abbiamo un compagno di viaggio in più. Anzi Una visto che è una femminuccia. Credo che tutti noi abbiamo fatto del nostro "meglio" a non affezionarci a "Very Good", nome di battesimo affibbiato alla capretta.
Very Good ha provato a scappare una volta prima ancora che partissimo ma non è stata abbastanza fortunata ed è stata riacciuffata.
Finiamo la nostra pausa pranzo tra un goccio di J&B e qualche "sigaretta che fa ridere". I nostri drivers anche dietro nostra offerta non hanno toccato un goccio. Si sono dimostrati molto fedeli alla loro tradizione religiosa. Alcuni di loro quando ne avevano l'occasione pregavano rivolti verso la Mecca.
È così belli suonati ci ritroviamo in jeep a proseguire il viaggio verso sud cavalcando onde di sabbia enormi con i fuoristrada. Non deve essere facile saper gestire queste bestie meccaniche in questi scenari. Le probabilità di impiantarsi o addirittura di cappottarsi sono presenti ad ogni duna e l'esperienza di chi guida è fondamentale. Direi che noi siamo stati davvero fortunati ad avere Ali come driver. Non ne ha sbagliata una :)
Passiamo dalle parti delle cime di El Mida e finalmente arriviamo in uno spiazzo circondati da dune dove pernotteremo con le tenere della Quechua 2" che ci hanno affidato.
Nel tempo che noi "montiamo" le 2" i tunisini hanno messo su una tenda enorme, tutta l'attrezzatura per cucinare tavoli e panche comprese. In poco più di un'ora avevamo in tavola la cena servita manco fossimo al ristorante: antipasto con tonno e alissa (crema di peperoncini) e portata principale a base di pollo ed il tutto accompagnato dal "pane di sabbia". Notevole come Ahmed abbia impostato farina e Asia acqua per fare una forma enorme di pane arabo cotto dentro la sabbia rovente. Very Good può stare serena questa sera...
Il clima è perfetto, la luna è crescente ed illumina lo scenario al punto che non serve nemmeno la torcia. L'idea di portarsi con noi qualche boccia di alcool è stata vincente e noi siamo stati bravi a non esagerare nel consumo.
Andiamo in tenda presto, perché presto ci sceglieremo l'indomani e siamo anche un tot stanchi.
Giorno 3 - 27 aprile
Ci svegliamo poco dopo l'alba. La notte è stata un po' ventosa ma la temperatura ad aprile di notte è perfetta ed una sola coperta basta per conciliare un sonno spettacolare. Il sole è basso e le ombre sono lunghe dando un senso di profondità che solo all'alba e al tramonto e percettibile. La sabbia fine come quella di una clessidra è disegnato da miriadi di impronte di insetti. Incredibile quanta vita si cela dietro le quinte del deserto nonostante tutto.
Mentre risistemiamo le tende e prepariamo gli zaini le nostre guide ci preparano una colazione semplice ma senza farci mancare nulla. Un driver invece era un po'che gironzolava nell'area del camping e ad un certo punto chiama l'attenzione dei suoi amici. Ha trovato un serpente cornuto. Lo chiamano "Poisson de sable". Il suo morso è letale tanto quanto la sua bellezza. Forse per questo che Assem, denominato il Chuck Norris del deserto, ha pensato bene di prenderlo con le mani per metterlo in una bottiglia di plastica rischiando di essere morso. La sua idea è quella di mangiarlo o di usarlo per aiutare il fratello a guarire da un male.
E così oltre a Very Good ora abbiamo anche questo "pesce del deserto" che se ne sta bello bello nella bottiglia di plastica che viaggia in una delle nostre jeep.
Partiamo quindi alla volta del lago nel deserto attraversando dune immense che mai avrei detto potessero essere sconfitte da quattro ruote.
Purtroppo quando arriviamo al lago Houidhat Erreched apprendiamo che un italiano di 55 anni non ne è uscito vivo dal deserto. Ha affrontato lo stesso percorso in moto da solo con solo due bottiglie d'acqua a quanto ci hanno riferito è pare si fosse anche perso. All'arrivo in laguna ha avuto un malore.
Per questo motivo c'era un elicottero militare. Dovevano riportare la salma.
Il programma è quello di restare tutto il giorno al lago e di passarci anche la notte. Tra un bagno nelle caldissime acque di questa sorgente ed una partita a Risiko passiamo la giornata ma... Non facciamo in tempo a prepararci per un giro attorno alla laguna che... Vediamo Very Good che si sta allontanando dalla base. È scappata ancora! Tra chi fa il tifo per lei e chi come me cerca di rincorrerla (inutilmente) si mettono in marcia alla ricerca della nostra cena anche le nostre guide. Alla fine fortunatamente per noi (e meno per lei) la recuperiamo. Alla fine sarebbe morta da lì a breve nel torrido deserto. Meglio così dopotutto (ndr).
È incredibile come una sorgente del genere possa rivoluzionare il paesaggio in questo modo. Una macchia di pura vita popolata da vari tipi di uccelli tra i quali corvi e ibis neri.
Sebbene il nostro piano era quello di pernottare in zona si decide di accamparsi ad un paio di ore a nord per risparmiare della strada l'indomani e per evitare di condividere questo pernottamento con l'Orda di motociclisti (gallaratesi!) che sono sopraggiunti. Saranno stati una ventina e avrebbe compromesso la nostra intimità con il deserto.
Prima quindi la scelta di Ali per spostarsi. Arriviamo in una vallata che presenta anche qualche ciuffo di erba. Mentre sistemiamo le tende le guide pensano al resto. È tra il "resto" c'è anche la povera Very Good. Posso confermare che il metodo con cui viene uccisa non è dei più eleganti che ci siano. È palese che durante il dissanguamento fosse cosciente e questo un po' lascia di stucco. Tutti ci siamo impegnati a non lasciare nulla nel piatto per rispetto verso Very Good... Che comunque oh... Era davvero Very Good. Queste caprette sono pregiate perché si cibano solo di erba che cresce nel deserto e questo le rende eccezionali.
Così anche questa cena è stata un successo ed in seguito abbiamo cantato musiche che fanno tipo "dir la dir la da da da" a suon di taniche vuote di gasolio percosse dal Chuck Norris della situazione a fianco del fuoco sul quale abbiamo grigliato.
Giorno 4 - 28 aprile
Oggi è il giorno del ritorno a Douz. Ci separano quasi 90 km dalla destinazione. Ci svegliamo e sistemiamo tende e zaini come da copione. Dopo la colazione cominciamo a mangiare kilometri verso nord. Tra dune e strade sterrate possiamo da Tembaine Mountain che si erge ripida per qualche centinaio di metri consentendoci di vedere dall'alto uno spettacolo memorabile: il deserto sconfinato.
Il ritorno verso Douz è durato almeno 6 ore e dopo una meritata doccia ci siano divisi per vedere questa cittadina di dodici mila abitanti. Alcuni hanno optato per fare un giro con dei quad (scassatissimi quad...) mentre altri come me hanno approfittato di prelevare, gustarsi un te in piazza e fare visita a qualche bottega di artigiani.
Verso sera dopo aver fatto un salto all'hammam (e dopo un massaggio di quelli che ti mischiano le ossa) ci siano diretti con il capo dell'hotel Mars verso un ristorante che dista sei km da Douz e il quale si presenta in modo molto elegante e decisamente tunisino. Scelta di Mohammed. Un po' troppo turistico per i nostri gusti ma ciò non toglie che abbiamo assaggiato ottima carne di cammello, montone e del pollo tenerissimo. Tutto cotto in particolari forni interrati.
Bella serata e buono tutto ma tutti d'accordo che il sapore di una cena nel deserto sotto la luna piena non ha eguali ed il gusto del "pane di sabbia" sfornato nel Sahara non si può riprodurre con nessuna baggianata turistica.
Torniamo in taxi verso l'hotel dove investiamo le ultime forze n terrazzo tra qualche birra recuperata al campeggio italiano di Douz (shhhhh!!) e qualche fumata.
Un viaggio stupendo in ottima compagnia. Tutto sopra ogni aspettativa.
In caso voleste approfittare di un tour vi consiglio dunque caldamente di contattare Nefzaoua Voyage. Il sito non è il massimo ma se scrivete o telefonate il proprietario parla italiano in modo abbastanza comprensibile :).
www.nefzaoua-voyages.com
Age.nefzaoua@planet.net
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