Sarà questa particolare luce che illumina nelle estati la terra del fuoco. Sarà l’increspatura dell'acqua di questo piatto mare soffiato dal vento. Ma non ricordo di aver mai visto un mare tanto brioso e spumeggiante. Sembra bollire. E la dove una nuvola lo sovrasta il colore blu, scuro e intenso, crea una chiazza in un intorno di verde glaciale.
Già. Non riesco a staccare lo sguardo dal finestrino. Il bus si dirige verso Ushuaia. Capitale della terra del fuoco Argentina. Magellano la chiamò Terra del Fumo visto che al suo arrivo il fumo delle popolazioni locali fu la sola cosa visibile… ma venne poi ribattezzata Terra del Fuoco perché non c'è fumo senza un fuoco.
Alle mie spalle Punta Arena, che ho visitato in un solo giorno domenicale. Un'altra domenica cilena di quelle diametralmente opposte al nostro concetto, errato e consumistico, di domenica. Di domenica qui è tutto chiuso. A parte qualche eccezione per via di estrema necessità (un supermercato e qualche locale per mangiare) qui la domenica è tutto chiuso. Perché è un giorno feriale, davvero. Mica per finita…
Quindi verso il sud, un po' amareggiato per non aver partecipato ad un tour alle colonie di pinguini. Però sono stato combattuto dal concetto di spendere 60€ per ”vedere i pinguini”. Cosa poco romantica specie se devo paragonarla all'esperienza passata in Nuova Zelanda dove non esiste un “biglietto per i pinguini” o, chettelodicoaffare, rispetto all’esperienza delle Galapagos dove ho anche nuotato con questi pennuti.
Sempre un po’ amareggiato perché questi pinguini sono quelli Imperiali, quelli con la striscia gialla per intenderci. Temo che più avanti mi pentirò di essere fuggito senza aver fatto nemmeno un tentativo. Probabilmente se gli alloggi ed il costo della vita da queste parti fosse stato meno impattante avrei approfittato dell'occasione.
Restano vive nella mia memoria le sei ore attese aspettando il calar del vento, che furioso ha impedito alle imbarcazioni di essere traghettate tra una parte e l'altra delle terre separate dal mare.