Finalmente ho lasciato Mumbai, non ce la facevo più. Non è stato per niente facile resistere due settimane nel caos consapevole che fuori c'era un altro mondo.
Anche in stazione, alla partenza, ci sono stati "piccoli imprevisti". Il treno era un "poco" in ritardo. Giusto un poco è! Si va beh che sono abituato a Trenitalia che sopprime treni come le donne cambiano scarpe ma... MA... chi si aspettava che dalle 23.15 il treno sarebbe partito alle 9.00 del giorno successivo? Ho aspettato nella stazione di Victoria per ben 10 ore e non ho avuto nemmeno modo di dormire. Unico sollievo è che la stazione esternamente è a dir poco fantastia. E' uno dei World Heritage Site e penso che il titolo se lo meriti tutto.
Ho provato a mettermi in un angolo di una grande sala a fare compagna a quei tre o quattro topi che ogni tanto sbucavano dal nulla ma la polizia mi ha detto che non potevo dormire li... ma dal lato opposto dove c'erano tutti gli altri. Eh si ho capito ma TUTTI gli altri occupano appunto TUTTI gli spazi restanti disponibili. Intere famiglie sdraiate per terra ad aspettare qualche treno e l'intera sala è zeppa... ma quando dico zeppa dovete immaginare un'area vasta quanto quattro campi da tennis dove non è possibile scovare un metro quadro libero fatta eccezione per i corridoi che si utilizzano per uscire ed accederre alla stazione. Quando le guardie fanno andare il loro fischietto per dare il via libera all'accesso al binario... secondo voi questa infinità di gente si dirige verso il treno con calma o correndo, urlando e buttando giu le persone che intralciano la loro strada? Ecco, la seconda che ho detto. E per tenere a bada gli animi più anarchici la polizia deve usare il bastone. Azz!
L'attesa è stata lunghi ssima ma sono contento che il telo blu antipioggia che usavo in australia per il tetto della tenda mi sia servito per svaccarmi in un ennesimo angolino. Sapevo mi sarebbe servito prima o poi!
Un ragazzino magro come un grissino chiede il cellulare a diversa gente per fare una telefonata ma nessuno si fida evidentemente. L'unico pirla che si fida delle persone qui è il sottoscritto! Infatti me lo chiede e glielo presto. Fa la telefonata velocemente preoccupato di non farmi spendere troppe rupie e dopo avermi ringraziato come se fossi stato il suo salvatore lo rivedo tornare dopo una mezzoretta con un chai e dei biscotti. Ho parlato per un oretta con questo giovane Russel e devo riconoscere che i ragazzini indiani fanno in fretta a crescere e ad essere svegli. Slumdog Millionare, geeeez!
Quando il treno per Jalgaon arriva sul binario non credo ai miei occhi. Ero stanchissimo e non vedevo l'ora di dormire. Ho passato la maggior parte del tempo sul vagone dormendo.
All'arrivo nel paesello di Jalgaon rimango piacevolmente stupito. La stazione è pulita e noto subito la differenza della gente rispetto a Mumbai. Qui si sorride, si saluta, non si ha la fretta di correre e non c'è quantità industriale di sporcizia che c'è nella megalopoli. L'hotel Plaza offre camere fantastiche a prezzi modici, non sono delle sorte di capsule-hotel giapponesi.
In serata conosco due inglesine ed un israeliano con cui ceno e scambio informazioni sul Nepal visto che le due fanciulle vengono proprio da li. Ci promettiamo di tenerci in contatto che magari ci si vede a Goa.
Il giorno successivo sveglia bella mattutina alle 6.00 e via verso le Cave di Ajanta, un sito dedicato ai buddhisti a 60 km da Jalgaon. Nel passato i monaci si ritiravano qui durante il periodo dei monsoni. Ci sono 31 Cave disposte in un'area fantastica a ferro di cavallo. Immerse nella natura attorno ad un bel fiume. Arti murali e sculture fanno da protagoniste all'interno delle cave. I giorni precedenti ero un po' sulle mie e non ero così sicuro di volermi fare uno sbattimento del genere tra bus e bussetti per raggiungere questo sito ma mi devo ricredere. Ne valeva veramennte la pena.
Al ritorno a Jalgaon scopro con piacere che c'è il festival di Ganesha. Secondo questa tradizione diversi gruppi creano il proprio Ganesha, uno dei dei hindu. Questo elefantazzo può assumere dimensioni che vanno dal playmobil ai venti metri. Quelli più grando sono a Mumbai. Il tutto ricorda lontanamente l'adozione dei carri a carnevale. Ogni famiglia compra, sempre per tradizione, uno di questi Ganesha, ovviamente non di 20 metri. Camminando per le strade e attratto dal suono dei tamburi come ferro da una calamita mi avvicino per fare due foto ad uno dei gruppi che occupa la strada e danza a ritmi di percussioni attorno alla loro creazione. Non ho tempo di tirare fuori la macchina fotografica e... TAC. E' fatta. Sono fregato. Qualcuno mi prende per mano e mi tira dentro al cerchio e via... le opzioni erano due: fare il timido e dire "no no no, oh oh oh" ... oppure lasciarsi andare al suono dei tamburi. Così mi trovo in mano anche dei piatti metallici dorati da suonare e si salta, si danza e... E poi mi accorgo che sono diventato il centro dell'attrazione perchè sono circondato da video-telefonini, macchine fotografiche con obiettivi professionali e telecamere televisive. Azz. Sono in onda! Ahahah! Uscito dal cerchio per grazia divina la gente mi assale per congratularsi e per ringraziarmi di aver partecipato al loro festival. Avrò stretto una cinquantina di mani ed un centinaio di manine. I bambini sono entusiasti nello stringere la mano all'occidentale e mi rincorrono pur di averne l'occasione.
Quando penso che tutto sia finito mi incammino verso l'hotel per prendere lo zaino, nemmeno due ore ed ho il treno per Varanasi. Ma un altro cerchio di persone decisamente adulte, sulla cinquantina direi, mi coinvolge ancora nelle danze e qui mentre saltello arriva dall'alto una polvere rosa terrificante che viene utilizzata per questo genere di eventi. Sugli abiti asciutti colora e su quelli umidi di sudore... non ve lo spiego: un disastro. E' una roba tipo talco colorato. Il problema è che devo andare in stazione e sono completamente... ROSA! Zaino rosa, abiti rosa, testa e capelli... rosa! Spolverarsi è invano e l'unica cosa che mi aiuta è una sciacquata nel retro dell'hotel che gentilmente mi ha prestatto un secchio.
Alla stazione mi ci avvio con un sorriso contento di aver avuto l'occasione di appurare che nei piccoli villaggi come Jalgaon la gente è molto amichevole e genuina. E nell'attesa del treno ancora i bambini che mi hanno seguito si nascondono pur di vedermi e si avvicinano circospetti con l'intenzione di stringermi la mano ma sono troppo timidi per fare un passo verso di me quindi mi avvicino io a loro, gli stringo la mano, sorridono con tutte le parti del corpo e scappano via.
Grazie Jalgaon!