Il primo impatto con l'Indonesia è stato tragico. Persuaso dal luccichio del mare, dal sole tra le nubi sbarco nel porto di Medan.. si certo... che dista da Medan 45 kilometri. Dopo aver pagato 30 dollari per il visto di un mese mi metto in viaggio con una coppia di spagnoli per raggiungere la città. Loro vanno direttamente a Parapat mentre io preferico pianificare le cose per bene e passare una notte a Medan. La strada che separa il porto da Medan è una coda anarchica di camion che emanano gas indicibili, persino peggiori di quelli di Bangkok. Anche le industrie ai lati della strada producono un inquinamento che rende davvero difficile l'evitare di mettersi un panno sul naso per respirare. E' istintivo.
Arrivato a Medan la cosa non cambia. Non più 10.000 camion in coda ma centinaia di migliaia di macchine, due e tre ruote, minibus e maxibux che cercano il loro spazio tra le anarchiche strade di una città grigia, inquinata e chiassosa.
Shella: "Eeeehm, que pasa si me voy a Parapat con vosotros chicos?"
Ottimo, facciamo i biglietti per Parapat e ci imbuchiamo in un minivan che in ben 7 ore porta a destinazione.
Finalmente una svolta. Parapat è qualcosa di geniale. Si trova sulla sponda di una bocca di un vulcano che ora è inattivo. La bocca del vulcano ora è un lago con un perimetro di oltre 100 km ed al suo interno un isola: Tuk Tuk, detta anche Siramosa. Mi divido dagli spagnoli che passano la notte nel primo hotel che trovano perchè devastati dal viaggio. Io pure sono devastato ma trovo una guesthouse che si affaccia proprio sul porto, proprio dove ogni giorno si crea un mercato sensazionale. Trovo il mercato all'indomani. Attraversarlo signfica essere bombardati di flash, di odori, di immagini... frutta esotica eccezionale, pesci freschissimi e ancora boccheggianti in vasche tra bambini nudi che giocano e anziane signore sporche sul muso di una sostanza rossa che più avanti scoprirò essere il Sirih: oltre ad essere una tradizione mangiare questo frutto, esso protegge anche i denti dai batteri lasciando appunto questa colorazione rossastra su denti e bocca. Un sirih al giorno e taaaac!
Alle 10.30 c'è il traghetto e ci salto su con Phil, un inglese conosciuto nella stessa guesthouse. Alto, biondo e con la testa sulle spalle.
Il panorama offerto dal tetto del traghetto che si dirige verso l'isola è sensazionale e la giornata limpida e solare aiuta a rendere il tutto più paradisiaco ancora. Sbarchiamo a TukTuk e proprio a portata di dieci passi ecco lo chalet dove per soli 40.000 rp, ovvero l'equivalente di 3 euro, ci prendiamo una camera a testa con veduta sul lago. Sensazionale.
Phil intende fermarsi più giorni mentre io ho gia il biglietto del bus per Medan all'indomani.Da li proseguirò il mio viaggio. Non ho tempo da perdere e quindi noleggio al volo uno scooter e divido la spesa con il mio inglese preferito! Essendo un'isola è possibile girare il perimetro con il due ruote attraversando i vari villaggi che sorgono sulle sponde di questo lago vulcanico. E' tutto surreale. Bellissimo. Dopo aver raggiunto la parte opposta dell'isola, dove ci sono le terme, chiediamo informazioni per tornare alla guesthouse e sappiamo bene che dobbiamo fare marcia indietro perchè metà strada è devastata e impraticabile. Chiediamo informazioni per tornare alla base che sono le 16 circa del pomeriggio... La benzina dovrebbe essere sufficiente a tornare, o per lo meno così ci è stato detto dal pischello dei motorini, un giovanissimo ragazzo che gestisce questo affare a fianco della nostra guesthouse. Strada facendo ci imbuchiamo più volte a cercare riparo dalla pioggia visto che il tempo ha cambiato colore e di acqua ne viene giù che dio solo lo sa. Troviamo riparo diverse volte in diverse casette disperse nel nulla e ci viene offerto sempre il caffè che viene sempre da noi gradito. Il primo caffè era eccezionale. Il secondo superbo. Al terzo scopro che intorno sono circondato da piantagioni di caffè! Lo producono qui! Ecco perchè è così fresco e gradevole!
Phil parla qualcosina di bahas, la lingua indonesiana e questo è molto utile per riempire quei vuoti creati dalle barriere linguistiche, specie quando gli autoctoni sono così gentili da offrirti riparo e caffè. Il tempo però scorre e la luce comincia ad affievolirsi senza tregua. Per sicurezza chiediamo ancora informazioni e scopriamo che si.. siamo sulla strada per TukTuk, ma quella sbagliata, quella che taglia l'isola dall'interno. Quella che attraversa la giungla. Ah! Ecco perchè le casette sono disperse qui e la! Ecco perchè le strade fanno schifo! Non abbiamo tempo da perdere e proseguiamo. Il cielo si fa buio e il buio si fa brutto. Tra una pozzanghera e l'altra ci facciamo strada su un sentiero che diventa sempre più ostile. Piove, in continuazione e siamo fradici. La benzina scarseggia e di case neanche l'ombra.. e poi l'ombra c'è con il sole qui è buio pesto ormai! Più avanti ancora una casetta, chiediamo informazioni e ci dicono che per TukTuk va bene ma ci conviene tornare sulla strada e fare marcia indietro perchè la strada fa schifo. Chiediamo quanto manca a Tuk Tuk. 25 km. KEKKOOOSA! Siamo a corto di benzina e loro non ne hanno. Dicono di proseguire e chiedere più avanti alla prossima casa. Facciamo così e alla prossima casa troviamo benzina. Non credavamo davvero che potesse essere così distante la meta, ma abbiaamo la triste conferma dalla casetta successiva... che però non ha benzina! E mo? Ci dicono che dobbiamo tornare indietro per trovare benzina... ma il nostro istinto ci dice di andare avanti e provare alla casetta successiva. Buona, qui di benzina ce n'è e facciamo il pieno. Siamo fradici, stanchi, immersi nel buio... ma abbiamo la benzina, è fondamentale. Decidiamo di proseguire continuando a tagliare la giungla. Tanto la strada non può essere peggio di così... no infatti. La strada si fa così terribilmente brutta che una volta cadiamo con me schiacciato dal motorino nel fango, un'altra volta ci troviamo in bivi senza indicazioni, ed altre volte in campi senza nemmeno il sentiero. Radici, buche e quantaltro. A volte lo scooter si spegne. In questi casi la luce di Indojulie, il nome dato allo scooter appunto, si spegne ed intorno si può solo sentire il rumore della pioggia che cade nel buio più assoluto. Dopo kilometri e kilometri finalmente la strada asfaltata. Non mi è mai mancata così tanto giuro. Questo strato grigio scuro di catrame pressato luccicante sotto le luci del faro dello scooter.
Brava IndoJulie, sapessi quante volte ho sperato che non bucassi in mezzo a quel gran casino. Sei stata fenomenale, brava! Il ragazzo del motonoleggio ci aspettava per le 18.00 e siamo arrivati alle 22.00 con fango dappertutto. Ci è rimasto male poverino che il mezzo era completamente ricoperto di fango! Ci ha detto che una volta un tedesco ha mollato il motorino nella giungla ed è tornato a piedi. Quindi siamo i secondi a fare una cazzata del genere! "No drama", abbiamo pagato un extra per il lavaggio e via. A divorare un pollo al barbeque brindando questo binomio Italia-Inghilterra, vittoriosi su una attraversata assurda.
Basta giungla!