Il bus continua il suo viaggio verso la città che solo 5 settimane fa è stata devastata dal terremoto. Continuerà senza di me. Io sono esausto, nel sedile di fronte una bambina ha vomitato per gran parte del viaggio. L'aria che si respira in questo bus è viziata da vomito ed odori di vario tipo. Ho partecipato anche io alla gara degli odori sfoderando i miei piedazzi. Le mie ossa chiedono riposo e lo sgocciolio dell'aria condizionata, ad essere sinceri, ha proprio rotto i coglioni!
Scendo a BukkiBukitinnggitingi dopo aver battezzato 30 ore di viaggio. Tutto sommato sono contento di aver scelto il bus evitando l'aereo. Ora so' cosa c'è in questa "terra di mezzo" che separa il nord della Sumatra dal sud. Villaggi modesti abitati da popolazioni che sono in completa armonia con la natura. Coltivano quello che gli serve e fanno ore ed ore di viaggio per raggiungere le città in modo da comprare quello che non possono produrre. Tra le cose che mi hanno colpito è che in ogni villaggio, per quanto piccolo possa essere, sorge si una moschea ma anche una chiesa cristiana. A dispetto di quelli che in Italia dicono: "Voglio proprio vedere se nei paesi musulmani ti lasciano costruire una chiesa come noi lasciamo costruire moschee nel nostro Paese!". Si. La risposta è semplicemente "SI", per lo meno in Indonesia è così.
Tornando a noi, scendo dal bus devastato da viaggio, così devastato da volermi devastare ancora di più! Un paio di taxisti mi offrono il loro servizio per raggiungere l'ostello ma decido di andare a piedi verso la zona approriata. Scopro camminando che sono 4 km a piedi. Ah. Quindi passa un cavallo in carrozza, cioè una carrozza trainata da un cavallo voglio dire, ahah! Sai che ridere un cavallo in carrozza? Salto su e mi faccio "scarrozzare" via. Dopo aver chiesto un po' in giro per i prezzi scelgo un ostello, Rajawali, gestito da un tedesco. E' proprio Arthur che vedendomi con lo zaino in spalla salta fuori e mi fa cenno invitandomi ad attraversare la strada per dare un'occhiata alla sua guesthouse.
Le camere sono semplicissime e basilari ma non chiedo di meglio. La toilette è in camera ed è di stile indonesiano, cioè per lavarti vai a "secchiate". So che anche qui si è avvertito pesantemente il terremoto e chiedo ad Arthur qualcosa a riguardo. Mi dice sorridendo che se dovessi avvertire una scossa è necessario lasciare tutto senza perdere tempo e portarsi al centro della strada. Lui ultimamente l'ha fatto per centinaia di volte. Ah.
Bukkintingi è una meta molto quotata turisticamente perchè a portata di moto (noleggiabile) ci sono laghi e scenari molto suggestivi. Io però non volendo stare a vedere tutto il possibile mi trattengo in questo tranquillo paesello limitandomi a fare una gita in treno verso una città che un tempo era colonia olandese ed una bella giornata di trekking tra le risaie del canyon che imponentemente si estende dietro la città. Le mie giornate le passo in compagnia di Nina, una ragazza tedesca che dorme nella stanza accanto e che viaggia in questo sud est asiatico insegnando inglese dove possibile.
I colori delle risaie sono qualcosa di eccezionale. Sfumature che vanno dal giallo al verde si perdono fino all'orizzonte e le uniche cose che si muovono per volontà propria e non per volere del leggero vento che soffia, sono bufali e contadini. Muniti di tipico cappello asiatico, dedicano il loro tempo a questa coltivazione del riso (ovviamente mi riferisco ai contadini...) Lo stesso riso che poi troviamo nei nostri piatti quando arriviamo nel paesello sperduto nel canyon. Dopo questa vena poetica devo però ammettere che vedere i bufali cagare nelle risaie mi lascia un po' perplesso :-)
Anyway, camminiamo tra i sottili bordi di fertile terra fresca che separano un appezzamento dall'altro e lasciamo affondare dolcemente le nostre scarpe in questo soffice terreno che da' la possibilità a noi pusillanimi esseri umani di poterci sfamare con i suoi frutti.
La prima sera mentre ceno con la bionda nel fantastico e calorosissimo Bedudal Cafè sento arrivare un terremoto, è Miguel con Maria! I due spagnoli che ho incontrato nel ferry lasciando la Malaysia e che ho incontrato nuovamente a Samosir e Parapat! "Hooooola!". Miguel è al settimo cielo, si sta vivendo il viaggio con uno spirito eccezionale e gli si legge in faccia che se la sta vivendo bene! Maria ha un occhio rosso e quando le chiedo "Que pasa?" mi racconta che ha contratto una infezione ed è rimasta per due giorni senza poter vedere una cippa! azz!
Fatti due conti e passati tre giorni e tre notti in questa bella Bukintingi, pianifico la prossima tappa. Questa volta devo accorciare le distanze. Mi rendo conto che in un mese, il tempo limite lasciatomi dal visto, attraversare tutta l'Indonesia con soli mezzi diversi dall'aereo è cosa impossibile. Se ci sono volute 30 ore per fare meno di 400 km non voglio immaginare quanto tempo sia necessario per attraversare un Paese che conta più di 57.000 Km di coste. Avevo pensato di andare a Krakatoa, un isola/vulcano nel sud est di Sumatra ma pochi giorni fa c'è stata una grossa eruzione e tutta la popolazione è stata fatta evaquare. Morale della favola, devo cambiare destinazione. Aereo per me. Prossima tappa Jakarta, la capitale!