Verso il Nepal

Verso il Nepal
Quando arrivo a Sonouli, dopo un ultimo Chai, passo il confine chiedendo dove dovessi timbrare il passaporto. Se non avessi chiesto nulla sarei potuto passare tranquillamente senza controlli di nessun genere. Mai in Nepal mi hanno chiesto il passaporto.  

Ho lasciato l'India in cerca di tranquillita visto le due settimane a Mumbai. Lo shock post Australia si è fatto sentire. Non più lande desolate tutte per me bensì 20milioni di persone prese dalla vita frenetica di una megalopoli in preda all'anarchia. Dopo Varanasi l'ultima stazione ferroviaria per avvicinarsi al Nepal è Gorakpur che dista sei ore di treno dalla città sacra. Sei ore per percorrere duecento kilometri. Sei ore in terza classe dove le mensole per i baggagli diventano delle brandi deluxe viste rispetto al sovraffollamento dell'ordinario resto del vagone. Quando arrivo a Gorakpur davanti a me si prospetta quello scenario tipico di una città di confine che sembra non avere una sua identità; sembra essere uscita da una guerra post nucleare. La sporcizia è ovunque ed il traffico è di stile prettamente indiano: mano sul clacson senza pietà anche se le strade sono sgombre. Il grigio è l'unico colore che domina se si esclude il bianco sporco delle mucche ferite che bazzicano per  le strade e qualche vecchia insegna degli hotel che si affacciano alla stazione dei treni.

Arrivo tardi in città e cerco una camera in uno di questi numerosi hotel anneriti dallo smog. Molti sono sorprendentemente "full" ed altri sono sorprendentemente lasciati a se. Sembra quasi che le mura di questo edificio ti dicano: "Ah bello, se vuoi dormire questo è, altrimenti attaccati al pistacchio". Così mi ritrovo in una camera dove dei bagarozzi mi hanno preparato una festa a sorpresa. Penso sia la camera più squallida che abbia avuto modo di utilizzare, addirittura peggiore di quella in Flores in Indonesia. Non ci sono finestre ovviamente ed il ventilatore sul soffito fa un rumore assordante quando gira ma se non lo utilizzo schiatto dal caldo: morale, non dormo se non un paio di ore.

Prima di andare a letto mangio qualcosa nella bettola sotto al mio hotel e noto negli occhi e negli sguardi della gente un certo "scazzo" che non posso biasimare guardando attorno quella che è Gorakpur. L'unico personaggio con un minimi di vitalità fortunatamente è il cameriere che dopo essersi presentato insiste a dirmi che io e lui siamo amici da oggi. Il suo mi sembra quasi un modo disperato per uscire dalla routine locale. Io per lui son la novità, qualcosa che succede in un infinità di tempo di piattezza. Così chiacchierando mi dice che il confine con il Nepal è a pochi kilometri da li e posso benissimo adarci a piedi. Mi dica che sono due kilometri.

Quando mi sveglio ordino la colazione all'hotel perchè non mi fido di quello che posso trovare in giro negli altri locali. In genere quando ho il dubbio sulla freschezza del cibo scelgo i locali che sono più trafficati perchè significa che hanno quotidianamente ingredienti freschi. Visto che in giro di locai trafficati non ne ho visti ho scelto l'hotel che ha un sacco di camere occupate. La mia colazione continentale consisteva in un caffè black che non era black ma era con il latte, uova strappazzate grigie, latte strabollito e due fette di pane e burro. Ho bevuto il caffè e ho dato un morso alle fette di pane. Uno solo, oerchè quel burro sapeva di strano. Quando vado a vedere meglio noto sul pane gli angoli ammuffiti. Cazzo. Questo scherzo mi costerà circa dieci giorni di disturbi intestinali, non critici ma decisamente... come dire... una bella rottura di palle ecco!

Prendo lo zaino in spalle e mi dirigo camminando verso il confine. Dopo due kilo,etri intorno a me non si vede nulla e così fermo ilbus che va al confine e che era giusto di passaggio. Quando salgo mi chiedono un sacco di soldi e io ribatto dicendo che per un paio di kilometri mi sembra esagerato.

 

Bigliettaio: "Two kilometres? Sonouli?"

Shella: "Eh! No?"

Bigliettaio: "Sonouli six hours bus"

Shella: "Ah..."

 

Ah... Checcosa!?!? Alla faccia del confine a portata di piedi!

 

Quando arrivo a Sonouli, dopo un ultimo Chai, passo il confine chiedendo dove dovessi timbrare il passaporto. Se non avessi chiesto nulla sarei potuto passare tranquillamente senza controlli di nessun genere. Mai in Nepal mi hanno chiesto il passaporto. Del resto il Paese in cui sto per entrare è un Paese che soffre una corruzione tale a quella indiana ma che però non ha un primo ministro. Attualmente sono ancora presenti delle frizioni tra i Maoisti ed il governo e non c'è nessun rappresentante a tirare avanti la nazione.

 

 

 

Shella
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