Il "piano" era quello di spostarci sulla costa orientale di quest'isola per costeggiare le rive di un versante baciato dal sole e dall'oceanno... ma i piani sono fatti apposta per essere cambiati ed è così che in un supermercato dopo aver incrociato un'amica precedentemente conosciuta ad Auckland, io e Mus veniamo a sapere che il Rainbow è stato spostato dalla costa West a Maruia, nel centro dell'isola. L'occasione ci ha fatto prendere quindi una strada diversa rispetto ai piani e quindi abbiamo ricercato il tanto decantato "palloncino rosa" appeso su un albero di una strada anonima che percorre per centinaia di kilometri le verdi vallate neozelandesi. Il palloncino rosa ufficiosamente dice "Qui c'è il Rainbow".
Arriviamo al Rainbow in una giornata grigia stile britannico con la pioggia fine che non si fa sentire sulla pelle... ma scassa le palle come un martello pneumatico. Non c'è arcobaleno senza pioggia e quindi va bene così... Non penso che tutti sappiate cosa sia il Rainbow quindi vedrò di dare un'idea...
Il Rainbow è un raduno aperto a tutte le persone pacifiche. Il tutto in onore ed in rispetto di Madre Natura per condividere ed imparare come vivere in armonia con Essa. E' una "tribù" dove ognuno si prende cura del prossimo in quanto la collettività rappresenta una cosa sola. Non ci sono regole ma solo linee guida tramandate da 25 anni a questa parte in base alle esperienze raccolte in tutti i raduni passati nei vari posti del pianeta. Ogni cambiamento è ben accetto dietro consenso della "tribù". Ci si raduna al mattino ed alla sera all'Holy Fire, dove vengono serviti i pasti. Alla fine di questi pasti qualcuno passa con un "cappello magico" a raccogliere offerte in modo da comprare il cibo per i giorni successivi. Tutto avviene con uno spirito di fiducia e amore. Essendo strutturato tutto nel cuore della natura privi di strutture di qualsiasi genere quando si "caca" si utilizzano gli "shit pit" ovvero dei grossi bucooooni in cui lasciare i propri pezzettoni (lo so a volte pecco di francesismi). Gli shit pit vengono ricoperti poi di cenere in modo da non fomentare la creazione di mosche ed anche per assicurare un certo livello di igiene. Per quanto riguarda l'holy fire, questo è detto sacro perchè nulla va buttato al suo interno se non legno: infatti le ceneri vengono utilizzate per lavare stoviglie e/o se stessi. Saponi e robe chimiche non sono ben accette specie nei fiumi.
La gente si sistema in tende o costruisce vere e proprie casette in legno. Alcuni, come degli italiani conosciuti in questa occasione, dormono addirittura in delle grotte e non cambierebbero il loro posto nemmeno per una stanza all'Hilton (Grande Flavio, ah no Fulvio!).
Io e Mus giriamo con Frank, un tedesco da tre anni in Nuova Zelanda che abbiamo conosciuto una notte prima al lago Rotoroa. Raggiungiamo il campo del Rainbow dopo aver attraversato per un ora il bosco. In alcuni punti era necessario guadare il fiume. Conosciamo all'entrata il nonplusultra esponente nonchè fondatore del Rainbow: un personaggio sopra i 50 anni con una barba alla Santa Claus, un corpo da Gesù Cristo ed uno spirito alla Peter Pan. Le prime facce ci sorridono e ci accolgono con un "Welcome Home", le seconde pure... le terze... tutti.. "WELCOME HOME". E dove cazzo sono? A Gallarate?! :-D
Frank si dilegua il un nanosecondo. Non resiste alla tentazione di darsi da fare e nemmeno il tempo di trovare una sistemazione dove dormire che raggiunge altri "fratelli" incontrati per la strada del bosco in modo da dare il suo aiuto tagliando legna e dandosi da fare in qualche modo.
Noi cerchiamo di orientarci ma ci rendiamo conto di quanto siamo disorganizzati per un campeggiamento. Abbiamo lasciato tutto nel van e non abbiamo tende ne fornelli per cucinare. Inoltre intorno è tutto bagnato per via di questa pioggia fine: accendere un fuoco è impossibile.
La prima sera troviamo ospitalità nel "Refugees Camp" dove non c'è ne Prass, ne Laurynn Hill ne Wycleff (ndr. Fugees). E' un tendone a disposizione di chi come noi non ha nulla con se. Quattro posti all'interno e solo due liberi: che culo. Sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro visto che la luce dopo le 8 di sera è scarsa. Gli altri due posti sono occupati da una ragazza svarionatissima che va in giro con la maschera da snorkeling per evitare che il fumo dei falò gli vada negli occhi ed un'altra ragazza con una leggera sindrome di Down.
Al refugees camp incontro anche Junas, che avevo conosciuto in aereoporto ad Auckland. Era lui che mi aveva parlato di questo Rainbow del quale ignoravo persino l'esistenza. Ci si abbraccia, tutti si abbracciano. Qui non esiste la stretta di mano. Tutti si abbracciano.
Non abbiamo da mangiare ma partecipiamo al Food Circle presso l'Holy Fire. Il fuoco si trova in cima ad una collinetta di questa vallata: brucia ed è sempre acceso, non viene mai spento se non per decisione di Madre Natura ovviamente. Partecipare al Food Circle è stata un'esperienza che non mi sarei mai aspettato. Ci si ritrova tutti attorno al fuoco e quando è il momento la tribù si prende per mano in un grandissimo cerchio attorno al fuoco. C'è una sorta di inno, di canzone che per tradizione viene cantata ed al suo finale le mani vanno verso il cielo. Infine un'inchino in cui la fronte tocca la terra sta a rappresentare la devozione verso la Natura per il cibo che si sta andando a consumare. Dopo il rituale ci si siede con il proprio piatto e volontari passano con grandi pentoloni e dare mestolate di cibo. Cose molto semplici, dalle zuppe di cereali al riso in bianco alle insalate ai brodi. Un po' di frutta e tonnellate di buona volontà. Le bocche da sfamare erano 600 e vi sfido a cucinare per così tanta gente. I campioni ovviamente sono stati una combricola di italiani che qualche giorno prima hanno preparato gnocchi per 600 persone.. avete una minima idea di cosa significhi?!?! Ed' è così quindi che abbiamo mangiato per tre giorni. Al food circle, dove tra una portata e l'altra qualcuno passa circumnavigando il grande cerchio e chiedendo dei passaggi per altre mete od offrendo dei workshop gratuiti, per esempio, su come filare la lana o ancora ... a chiedere un figlio! Una scoppiata si è fatta tutto il giro del cerchio strillando che era single, che cercava un partner per fare sesso e per avere un bambino! Cazzo mi stava passando la fame! Oooooooooh! Ma sei fuooori?!?
Il food circle è anche una buona occasione per conoscere gente ed infatti conosciamo una donna che deve assentarsi dal Rainbow per qualche giorno e ci offre la sua tenda da utilizzare durante la nostra assenza. Detto - fatto.
Potresi descrivere il Rainbow andando avanti per ore ore e ore a scrivere. Potrei descrivere la sensazione di camminare nelle steppe di erba alta a piedi nudi quando il fango caldo arriva a coprire le caviglie oppure potrei descrivere il sapore della pizza fatta alla Bakery anche in tarda sera... pizza o pane caldo appena sfornato che per aggiudicarsi... è necessario guadare un fiume gelido. Ma forse dovrei soffermarmi di più a raccontarvi cosa si prova nel dopo cena del food Circle a perdersi con lo sguardo tra le fiamme del Fuoco Sacro mentre qualcuno suona la chitarra accompagnato da gente che canta in piccoli cori di voci improvvisate... o meglio ancora quando durante queste occasioni intorno al fuoco l'oscurità della notte, bleffata dalle nuvole, viene sorpresa da uno scorcio che la Luna sfrutta per illuminare tutta la valle... e allora tutto si ferma, la chitarra si ferma, il coro si ferma... un minuto di silenzio seguito da una voce bianca che comincia soavemente a cantare un silenzioso "ooooOooOOO"... un'altra voce che la segue, ed un altra ancora e ancora e così... per 600 volte...